Palermo in tre giorni

Palermo ha un centro molto grande e immensamente ricco, quindi non siamo riusciti a vedere proprio tutto, ma si può dire che poche delle opere principali ci siano sfuggite.Abbiamo già citato il Duomo, imponente e davvero ricco esternamente, tanto che si potrebbe stare ore ad ammirare ogni particolare, e al contrario – in modo un po’ sorprendente – senza carattere all’interno, una chiesa come tante altre da questo punto di vista.Abbiamo nominato anche il Palazzo dei Normanni, già bello visto da fuori ma che non lascia neanche vagamente immaginare quello che si troverà dentro. Mi riferisco in particolare alla Cappella Palatina, così ricca da lasciare senza fiato prima e da trattenerti poi ad ammirare ogni più piccolo particolare: innanzitutto i mosaici del Cristo Pantocrate, dei Santi Pietro e Paolo, patroni della cappella, e di importanti scene bibliche, ma anche l’incredibile soffitto in stile arabo, in legno, splendido mix di scultura e pittura! Anche le stanze reali (oggi il parlamento della Regione Sicilia) sono interessanti, ma dopo aver visto la cappella nulla può più sorprendere.

Oltre ai due fiori all’occhiello abbiamo visitato molte chiese, ognuna col suo stile, ognuna interessante: San Cataldo, un gioiellino dell’arte povera con la sua forma semplice e le tre cupolette rosse così caratteristiche; la Chiesa del Gesù, ricchissima e barocchissima con i suoi marmi mischi e tramischi (che significa non solo mix di marmi diversi, e dunque di colori, ma anche una combinazione di intarsio e scultura); analogo stile caratterizza Santa Caterina, dove il veliero a destra dell’ingresso merita davvero di essere visto; la romanica Chiesa della Magione, con il suo chiostro, visitati purtroppo un po’ di corsa perché stava per arrivare una sposa; San Francesco, riportata alla sua origine medievale con la ricostruzione del dopoguerra, ma che conserva una barocchissima cappella testimonianza di com’era decorata la chiesa prima di venire colpita – in questa chiesa viene conservata, in una cappella non accessibile, la Madonna del Soccorso del Gagini, una splendida statua in argento che abbiamo potuto intravedere grazie ad un amico un po’ temerario (la statua viene esposta solo per la novena che precede la processione che la vede protagonista nelle vie della città sulle spalle di 30 portantini); S. Maria della Catena, in stile gotico catalano (o rinascimentale palermitano, a seconda delle fonti), affacciata sul vecchio porto; la Chiesa dei Cappuccini, con le sue catacombe nelle quali sono esposte circa 8.000 mummie, le più recenti della metà dell”800 – ci abbiamo fatto un giro rapido perché siamo un po’ impressionabili, ma è senza dubbio un’interessante finestra su un’epoca passata, e in alcuni casi mummie e vestiti sono conservati davvero bene (soprattutto nel caso di una bambina che sembra quasi stia dormendo).
Tante altre sono le chiese alle quali abbiamo dato un’occhiata ma vi annoierei citandole tutte… ci siamo però persi la Martorana, chiusa per restauro, e San Giovanni degli Eremiti, che dalle foto sembrano essere molto belle.
Grazie all’amico che ha scostato per noi la tenda davanti alla Madonna del Soccorso abbiamo poi scoperto un’altra faccia del patrimonio religioso di Palermo: gli oratori, ovvero delle cappelle edificate da associazioni tipo i Lions di oggi, con accesso all’epoca consentito solo agli iscritti. Il più bello a mio parere quello di Santa Cita, vicino al mare, ma anche San Domenico, con le opere di Van Dick, e San Lorenzo non scherzano – peccato che in quest’ultimo abbiano rubato un quadro di Caravaggio! Abbiamo così conosciuto il genio di Serpotta, stuccatore davvero unico che ha lavorato in una quindicina dei 100 oratori sparsi per la città. Abbiamo anche capito che l’esterno era volutamente anonimo per non attirare l’attenzione dei non associati, e che la parete più importante non era quella dell’altare (del resto era raro che qui si celebrasse la messa), ma quella opposta, dove sedeva il presidente. Proprio la parete di fondo è dunque quella su cui si concentrano le scene più significative: splendida quella di Santa Cita, ma notevolissimi anche gli stucchi che raffigurano la battaglia di Lepanto in San Lorenzo!
Non mancano poi palazzi davvero di pregio, oltre a quello dei Normanni. Cito l’Abatellis, quello di Chiaromonte e Palazzo Mirto, di fronte a Villa Garibaldi – che a dispetto del nome è un giardino. Nei primi due non siamo entrati per mancanza di tempo, mentre il terzo, abitato fino a meno di trent’anni fa e ricco di arredi, è decisamente interessante. Abbiamo visitato anche La Cuba, un po’ deludente a dir la verità perché decisamente in rovina, mentre non siamo riusciti a entrare nel Castello della Zisa che estrernamente sembrava avere molto da offrire. Concludono la visita le piazze, da vedere assolutamente Piazza Pretoria con la bella fontana, Piazza Ruggero Settimo e Piazza Verdi coi bei teatri (Politeama e Teatro Massimo) e Piazza Vigliani con le quattro fontane ai quattro angoli, e i mille scorci di vie come tante altre, coi panni stesi, i negozi che espongono i prodotti in strada come fossero banchetti del mercato, gli artigiani che lavorano il legno, la lana, l’argento… e sì, di argentieri ce ne sono tanti, e abbiamo anche avuto la fortuna di vederne uno all’opera!
E poi c’è il mare, quel mare così vicino ma che in centro non si percepisce proprio, quel mare che a pochi chilometri, a Mondello, richiama i palermitani nel fine settimana: la sabbia fine e chiara, l’acqua bassa per metri e metri, che puoi camminare e camminare e l’acqua ti arriva sempre alla vita, quel mare cristallino e dagli splendidi colori nel quale, in queste splendide giornate di inizio ottobre, ci siamo potuti immergere più e più volte per rinfrescarci.

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